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Esports alle olimpiadi, gli sport virtuali assumono importanza, con gamer professionisti che ottengono grandi guadagni

Il gaming oltre a riscuotere sempre più attenzione e giocatori, si rivela anche molto proficuo, come dimostrano gli Esports alle Olimpiadi.

esports olimpiadi

Esatto, così come avviene per gli sport “reali”, anche per quelli elettronici arriva la notorietà globale e la fama, che solo un evento Olimpico può portare.


Esports alle Olimpiadi

Che gli Esports stiano conseguendo più interesse, giorno dopo giorno, è ormai un dato di fatto, come ci dimostra il sempre maggior spazio lasciato agli stessi anche su rubriche e riviste “non di settore”.

Ora però nell’ultimo anno, il settore degli Esports è tornato alla carica e se alla fine del 2021, l’idea di Esports alle Olimpiadi poteva sembrare solo una chimera, in pochi mesi sono già stati fatti molti passi avanti.

In poco tempo una forte corrente composta da giocatori, associazioni e pubblico è riuscita, almeno in parte, a far cambiare idea al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che sta seriamente valutando con le varie federazioni nazionali (in Italia il Coni), questa clamorosa apertura.

Gli Esports potrebbero approdare alle Olimpiadi molto presto, già probabilmente nella prossima edizione delle stesse.

 

Parigi 2024

Questa potrebbe essere la prima edizione della storia in cui saranno presenti gli Esports. Un ingresso provvisorio, sperimentale, che però potrebbe concretizzarsi a partire dalle Olimpiadi di Los Angeles 2028.

Sono molte ancora le cose da verificare e da contrattare. In primis se gli esports e le relative medaglie si sommeranno a quelle degli sport reali. Poi ci sarà da capire se la partecipazione alle Olimpiadi sarà aperta a tutti gli Esport o solo a quelli che replicano sport reali.

Su questo punto il CIO è sempre stato alquanto irremovibile, con una parziale apertura riservata solo agli Esports che simulano gli sport.

Nulla è ad oggi definito, ma un piccolo spiragli per gli Esports alle Olimpiadi si è aperto e da qua al 2024 o al 2028 molte cose potrebbero cambiare.

Il mondo dello sport si avvicina sempre di più alle nicchie in cui può trovare soldi (dati da sponsorizzazioni) e pubblico. Sicuramente sotto questo aspetto gli Esports non hanno niente da invidiare a molti altri sport reali, superando molti in entrambi gli ambiti ed arrivando a gareggiare con i più famosi.

Il gaming competitivo

Gareggiare negli Esports è infatti un attività emozionante, che se padroneggiata può apportare ad ottimi successi in termini di popolarità e guadagno.


esports olimpiadiGuadagnare con il gaming, gli stipendi

La possibilità degli Esports alle Olimpiadi non è così remota anche per gli Esports stessi raccolgono ormai volumi di interesse pari ai maggiori eventi sportivi tradizionali a livello mondiale.

Alcune finali di Esports gareggiano già come volumi di spettatori raggiunti con i maggiori eventi sportivi di calcio (sport per eccellenza e di confronto in Europa). La fine di League of Legends ad esempio è stata vista da più di 200 milioni di persone in tutto il mondo. Un bacino di utenti che ha quasi raddoppiato quello della gara finale dell’NBA e quasi raggiunto quello dell’ultima finale della Champions League.


Gli stipendi

Volumi così alti di interesse e di spettatori attirano ovviamente sponsor tecnici e tradizionali, portando questo settore ad essere mediamente molto più ricco di altri sport.

Lo dimostrano gli stipendi medi dei gamer professionisti, che pur variando in base al gioco in cui competono, il circuito ed il team, vede per i giocatori americani professionisti, stipendi che oscillano intorno ai 100 mila dollari all’anno.

Volume quasi raggiunto anche dagli altri gamer, con giocatori sud coreani, cinesi ed europei che si aggiudicano ogni anno stipendi variabili tar i 60 ed i 90 mila dollari.

Stipendi fissi a cui si possono aggiungere bonus, sponsorizzazioni personali e vincite ai tornei.

 

Perché così tanti?esports olimpiadi

I soldi vanno dove c’è l’interesse del pubblico e per gli esports non si può negare che l’interesse sia tantissimo.

Lo stipendio medio di un gamer professionista è infatti composto da alcuni voci che riflettono per buona parte l’interesse del pubblico verso la sua esperienza di gioco.

Se la prima voce è quella fissa dell’appartenenza ad una squadra o un team, la stessa è spesso anche la meno redditizia, arrivando a coprire solo il 10 o il 20% del fatturato annuale di un gamer professionista.

Tutto il resto arriva da contratti personali firmati con gli sponsor. I gamer professionisti sono infatti spesso molto attivi nei social, partendo da Twitch, il social network di riferimento per chi gioca online, fino a YouTube ed Instagram.

Una continua presenza, premiata da popolarità, contatti e tante views che vengono apprezzati dagli sponsor che vanno a proporre nuove collaborazioni e partnership con i giocatori.

 

Alcuni numeri

La trasmissione in streaming degli Esports vede una media di 500 mila spettatori fissi al giorno. Ogni giocatore ha almeno un canale live dove trasmette allenamenti quotidiani, consigli, sessioni aperte al pubblico e molto altro.

Una continua esposizione che porta alcuni giocatori a diventare milionari.

 

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I gamer più ricchi

In una specie di classifica in continuo aggiornamento non possiamo non notare alcuni numeri e gamer che hanno già fatto la storia.

Come non citare ad esempio il campione svedese Johan Sundstein conosciuto come “N0tail” che nel 2021 ha guadagnato più di 7 milioni di dollari giocando a Dota 2.

Oppure colui che per tre anni di fila è stato campione di League of Legends, il coreano Fake, con uno stipendio annuo che supera i tre milioni di dollari.

I giochi più ricchi

Anche questa lista è in continua evoluzione, ma alla data attuale vede primeggiare il gioco Dota2 a livello di “soldi erogati”.

A seguire possiamo considerare League of Legends, Starcraft II, Fortnite e gli Esports più tradizionali come quelli di FIFA o PES.


Esports di calcio

Ovviamente tra i più amati dagli italiani ed i più indiziati a finire tra gli esports alle Olimpiadi, Fifa e PES permettono ai giocatori professionisti di arrivare a guadagnare centinaia di migliaia di euro all’anno, tra sponsorizzazioni, vincite dirette o vere e proprie assunzioni da parte dei team di Serie A.


La eSerie A

Creata nel 2020, questa lega virtuale replica l’andamento di quella parallela reale. In essa sono presenti tutti i maggiori club calcistici italiani, che hanno ingaggiato i migliori gamer a cui far indossare la propria casacca. Team che in base agli accordi con i singoli marchi hanno spesso addirittura due squadre, una dedicata a FIFA ed una a PES, arrivando quindi ad inserire nel proprio organico di giocatori almeno 4 egamer.

Certo, la nostra eSerie A è ancora un settore in evoluzione rispetto agli esports più consolidati, ma il boost e degli eGames alle Olimpiadi potrebbe presto sovvertire il tutto.

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